Inizio ad essere seriamente preoccupata per la nostra salute mentale. Quella di tutti noi, che viviamo nel mondo “civilizzato” dove la connessione internet è presente in ogni istante della nostra giornata. Noi che pensiamo a fotografare il piatto prima di mangiarlo per postarlo su Instagram, noi che discutiamo di un fatto con gli amici e per vedere chi a ragione ci rivolgiamo subito a Google, noi che sappiamo che fa nella vita il vecchio compagno delle elementari anche se non lo vediamo più da vent’anni.

Non pensate male, non sono bigotta e non tornerei indietro ai tempi in cui l’unica fonte di connessione erano i chat-quaderni delle superiori (ebbene sì, ci scrivevamo durante le lezioni su un quaderno apposta e lo avevamo anche soprannominato chat-quaderno giuro!), mi sono ben adattata al nuovo mondo social che gira intorno all’Iphone, ma alcune cose proprio non le tollero. E sto parlando della privacy che non sono gli altri a non rispettare, ma siamo noi stessi i primi a sputtanare su Facebook.

Partiamo dal principio: Facebook è il social dei vecchi. Sì, anche voi che avete 30 anni siete vecchi ormai fatevene una ragione.
E sì sa, i vecchi sbarellano un po’ con la tecnologia, siamo più rigidi, incapaci e meno reattivi dei nati digitali, e questo si rispecchia anche nei contenuti postati. Le pagine La piaga dei 50enni sul web o Il proliferare delle immagini di merda sulle bacheche dei quarantenni ne sono una prova, e lo accettiamo, se a loro piacciono le immagini pixellate del caffè mattutino con la frasetta in comics sans chi sono io per impedirglielo?

Il ragionamento che voglio fare con voi va oltre queste ormai accettate realtà, oltre alla piaga della bufala, alle discussioni di politica, all’analfabetismo funzionale. Che niente da dire, sono argomentazioni in parte estremamente serie e che ci danno spunti su cui riflettere per comprendere gli esseri umani che ci stanno intorno, ma vorrei fare un ragionamento più frivolo con voi oggi, aiutatemi a capire:

perchè la gente mette i cazzi propri su Facebook?

Io non spicco per grande empatia, anzi dal test MBTI sono risultata una mezza sociopatica stile Sheldon Cooper, e proprio per questo faccio grandissima fatica a comprendere come si possa raccontare cose della propria sfera personale proprio su Facebook. Cose che io faccio fatica a raccontare ai miei più cari amici messe in piazza in bella vista.
Ma facciamo una breve analisi: in media quali sono le cose che saltano all’occhio come troppo personali?

  1. I divorzi e le rotture: anche se non lo scrivete direttamente si vede che vi siete lasciati, lo capiscono tutti dalle frasi dette/non dette, dagli ammiccamenti. Ormai è la versione digitale del cambio di pettinatura o del perdo tanti chili.
  2.  il racconto di un particolare insignificante della giornata: e in questo caso mi chiedo sempre se in verità non avesse nessuno a cui raccontarlo nella vita reale, e un po’ mi rattristo.
  3. gli aggiornamenti di stato dico-non dico: sono un classico del punto 1, ma non solo. Il tipico post “oggi così così…” o “ci siamo presi uno spavento” geolocalizzato all’ospedale sono più simili a richieste di attenzione passivo aggressive di quando il tuo gatto ti fa pipì sul divano perchè passi troppo tempo fuori casa. Mi preoccupano.
  4. I post botta e risposta sdolcinati di coppia: “Amò (già iniziamo male) ti amo sei tutta la mia vita vita mia”; Like, risposta al post “Anche tu Cucciolo sei unico speciale l’amore della mia vita”. No dai. Ma se vi amate così tanto fatevi una telefonata? Passate del tempo insieme e ditevelo in faccia che vi amate, e noi siamo contenti per voi, ma che cazzo serve scriverlo su Facebook?!? (che poi rischiate di cadere nel punto 1!)
  5. I messaggi sulla bacheca di un amico/a con scritto “grazie per l’amicizia”: Ma a che servono? E’ un nuovo galateo di Facebook? Di solito chi li scrive cade anche nel “grazie per la seratona di ieri” sempre messaggio diretto sulla bacheca dell’amico/a con cui è stato, e anche in questo caso ma non glielo puoi dire in privato?

Sono sicura che gli esempi siano ancora tantissimi, giusto perchè non voglio iniziare con l’argomentone foto, ma questi mi paiono i più lampanti, i più disturbanti in verità. Quindi chiediamocelo: quanto stiamo cybernetizzando le nostre relazioni di amicizia e amore a discapito di quello che è la vita reale? Forse perchè Facebook è sempre lì, a portata di mano sul nostro smartphone o sul nostro computer, mentre le persone a cui vorremmo raccontare quello che ci succede, dire che gli vogliamo bene o anche insultare come un cane sono lontane. Sta che ormai tutta la nostra vita è descritta filo per segno sui social, chi più e chi meno, ma anche uno sconosciuto accedendo ai nostri profili conoscerebbe gran parte dei nostri interessi, dei nostri modi di fare e di esprimerci. Quello che forse porta le persone a condividere la loro sfera privata su facebook è l’idea che anche il lontano conoscente, che non vede da una vita, sul web comunque è un vero amico di cui si puoi fidare. Il che non è sempre vero. E la cosa più drammatica è che, quando incontri per strada quel conoscente lontano che hai fra gli amici su Facebook e gli chiedi come sta, ti risponderà un generico tutto bene, e ti lascerà con una conversazione di cortesia senza dettagli e neutrale, quando in verità ognuno sa tutti i fattacci dell’altro.

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