Ultimamente, forse per  colpa causa di Giulia, sto riflettendo sul femminismo come non mai. Ma cosa vuol dire femminismo? Che si sta dalla perte delle femmine? Che si odiano i maschi? (tipo quando hai cinque anni e no, tu non puoi giocare con noi gne gne gne?) Che si vuole combattere le ingiustizie? Che la giustizia e l’uguaglianza sono due cose differenti? Dopotutto maschi e femmine non sono uguali, quindi… Quindi? Insomma sto riflettendo. Anche complice il fatto di una nuova gestione domestica, l’idea di creare una famiglia e capire che tipo di donna, madre (ed esempio!!) voglio essere. Che tipo di mondo costruisco attorno a me.

Ok. A questo punto starete pensando che io sia pazza. No davvero, non è così! (cioè… Credo…)
Il punto è che nel mondo qualcosa sta andando storto, secondo me, dal punto di vista del femminismo. Le donne lavorano sempre di più, sempre più ore, il che per alcune è una conquista, per altre, semplicemente una tortura. Eppure continuano ad essere pagate, valutate, considerate meno degli uomini. Le donne in ambienti “ostili” (leggasi frequentati da soli maschi con assetto da pescecani) non riescono a fare rete e si accaniscono le une con le altre. Le donne insultano altre donne per come si coprono/scoprono/vestono/comportano.  Le donne si ritrovano vittime del multitasking e gestiscono equilibrismi non indifferenti, con uomini che spesso non aiutano, che sono rimasti a trenta anni fa, se va bene. Che si ingelosiscono, che non capiscono, che anzichè supportare tarpano ali (se va bene) Che si spaventano, che alzano bandiera bianca e fuggono (sempre se va bene),oppure che alzano le mani e picchiano, che uccidono.

Intendiamoci, non va sempre così. E grazie al cielo. gli uomini illuminati, moderni, maturi, esistono e non solo nei sogni. Ma mi chiedevo cosa può fare una donna, quando si trova davanti invece una situazione diversa. Ci ho davvero pensato per giorni e giorni. Una risposta sola, esauriente e chiara, sicuramente non c’è. Non esistono ancora formule, ogni donna, ogni uomo, ogni relazione è a sè stante e io non credo nelle regole ferree (Credo nelle griglie che permettono di capire e orientarsi, questo sì, ma vanno adattate, stirate, cancellate e adeguate a ciascuno.)

La filosofia orientale mi è venuta in aiuto. Quando non si può cambiare il fuori… o, ancora meglio, quando il fuori non cambia, dobbiamo guardarci dentro e cambiare noi stessi.

 

Uno dei problemi che ho identificato, perchè ne soffro anche io, è il perfezionismo. Questa mania che ci prende di dimostrare che possiamo essere come e più degli uomini. Che possiamo essere donne d’affari, imprenditrici, lavoratrici E madri modello, pronte ad infornare biscotti, cambiare pannolini e con una casa senza uno spillo fuori posto. Questo senza chiedere supporto, o peggio, senza accettarlo, da parte dei propri compagni. A volte me ne accorgo.
“Lo faccio io perchè lo faccio meglio”
“Lo faccio io perché sono più veloce”
“Lo faccio perchè mi piace solo come lo faccio io”
Quante volte mi sono ammazzata per fare una cosa a modo mio. E tutti questi dialoghi erano solo ed esclusivamente nella mia testa. Il povero fidanzato di turno spesso non era neanche messo al corrente delle questioni da cui era escluso in partenza. E non credo di essere la sola.

Forse fomentate da madri che appartengono ad una generazione precedente e che “Se non sei una casalinga perfetta non stai facendo il bene dei tuoi figli” e frustrate da un sistema che ci ha permesso di informarci, studiare, formarci e fare milioni di cose come e a volte anche meglio degli uomini… Abbiamo cercato, stiamo cercando, ci stiamo uccidendo nel tentativo di fare tutto. E releghiamo gli uomini ad un ruolo marginale, a cui spesso non spetta neanche più il merito di portare a casa la pagnotta.
Per questo sono convinta che se vogliamo cambiare le famiglie del futuro, il ruolo della donna nel futuro, dobbiamo cominciare ora a creare un nuovo modello.

 

Partendo da noi stesse

Forse ho solo scoperto l’acqua calda, ma guardandomi attorno e guardandomi dentro, mi rendo conto che questo, perlomeno per me, è l’unico modo di cambiare per davvero le cose. Ecco il mio “Piano femminista”

Capire dove sto sbagliando.
Quando cerco di essere perfetta. Quando pretendo di passare la sera a piegare i panni lavati dopo una settimana massacrante di lavoro anzichè gustarmi il meritato riposto.
Quando pretendo di essere l’unica a saper fare le cose.
Quando credo di poter gestire tutto quanto e in realtà sono solo incatenata alle aspettative altrui.
Quando non riesco a chiudere il mondo fuori dalla porta di casa e mi porto dietro i suoi giudizi.
Quando credo di non essere all’altezza della situazione perchè non corrispondo agli ideali altrui.

Accettare l’aiuto – e di conseguenza – errori e le imperfezioni altrui
Perchè se non accettiamo che il nostro compagno stenda in maniera un po’ approssimativa o che magari non pulisca perfettamente il bagno anche negli angolini come faremmo noi, prima o poi ci verrà un infarto. Quindi o vi dotate di una donna(O uomo!) delle pulizie¹, oppure è meglio accettare con gratitudine quanto viene fatto in nostro soccorso. (Detto così sembra facile, ma posso garantire che non lo è. soprattutto se i metodi di pulizia o peggio il livello generale di igiene non sono così simili…)

Accettare le proprie imperfezioni
“Se non sei una perfetta casalinga non fai il bene dei tuoi figli” is the new infibulazione.  Questa è una frase emersa ad un certo punto nella chat di skincare&psicofarmaci e tutte e tre eravamo d’accordo. Bisogna trovare la forza, a volte, di staccarsi dalle aspettative altrui. Nessuna può essere contemporamente una superdonna in carriera E una madre perfetta casalinga. Ci saranno vestitini stirati in ritardo o non stirati, merende comprate all’ultimo minuto,  appunti e relazioni non revisionate, telefonate a clienti dimenticate, pile di piatti nel lavello… Per non andare nel tragico dei fatti di cronaca che sono sicura tutte ricorderemo².
Credo fermamente che dovremmo andare tutte quante oltre questo stereotipo di perfezione e cercare un equilibrio al di là di ciò che viene stabilito da altri.Non lo so se le mamme lo fanno a fin di bene, o se semplicemente quello era l’unico modello che avevano e di conseguenza pensano sia il migliore o forse l’unico. Ringrazio il cielo di avere una madre che è una casalinga disastrosa. Il confronto mi fa uscire quasi sempre vincitrice, perlomeno dal punto di vista domestico. Disgraziatamente è una lavoratrice instancabile e quindi le mie carenze (vere o presunte, perchè non c’è differenza) sono altrove. Sob.

Condividere le responsabilità
Con il proprio uomo. Chiedere aiuto e collaborazione. Anche e soprattutto con i figli, ma vale per le pulizie, la cucina. Anche aiutando, suggerendo o semplicemente andandosene in un’altra stanza e farsi i fatti propri se questo lo aiuta a concentrarsi sui fornelli. Ma significa anche riprendersi i propri spazi. Andare ad una riunione importante. Terminare un progetto e affidargli paletta e aspirapolvere. Restituirgli la dignità di uomo e compagno e sì, anche ringraziarlo se fa qualcosa di buono, anche se magari la fiorentina col soffritto non è il piatto più light e salutare che esista.

 

Boh. Non so se va bene così. Non lo so sinceramente, se basterà a cambiare il mondo. Certo non fermerà uomini trogloditi e possessivi, ma, come mi ha insegnato il mio futuro marito “Ogni giorno ha la sua preoccupazione”. Quello che so è che può cambiare drasticamente la mia qualità della vita e voglio davvero fare questa evoluzione in maniera consapevole.

E voi? Che ne pensate?

1)Un libro molro interessante, intitolato “anche gli uomini possono stirare” parla appunto della gestione famigliare e di come “controllare” il proprio perfezionismo sia servito a molte donne per avere compagni più partecipi all’interno della vita domestica. Una interessante statistica racconta anche di come nelle famiglie dove entrambi lavorano, l’assunzione di una persona delegata alle pulizie di casa, abbia nettamente migliorato il rapporto di coppia.

2)Io non mi sento di dire “A me non sarebbe successo”. Dimenticarsi un bambino nel seggiolino posteriore è una cosa terribile ma… Quante ore dormiva quella mamma? dov’era il padre? Da quanto era tornata al lavoro? Com’era la sua situazione domestica? Chi siamo noi per giudicare? Io non lo so se quella mamma era malata di perfezionismo o solo stanca, so soltanto che a volte capire i propri limiti, chiedere aiuto o adottare soluzioni alternative può fare la differenza. Vorrei che qualcuno avesse preso per mano questa donna, questa mamma e le avesse detto “Okay, fermati un po’, riposati, ci penso io”.

 

Se ti è piaciuto leggi anche:
Il successo di Wonder Woman tra critiche e femminismo
Sfruttare gli alti e bassi del ciclo mestruale